Agrigento e San Calogero un connubbio molto interessante. San Calogero è un santo venerato principalmente nella Chiesa cattolica e nella Chiesa ortodossa così come è particolarmente benvenuto in Sicilia, dove è considerato il patrono di alcuni comuni dell’isola: è il patrono di Naro (AG) e compatrono di Agrigento. I suoi fedeli a lui si rivolgono come “San Calòjiru” o “San Caloriu”.
Agiografia di San Calogero
Calogero, nato a Calcedonia nel 466, è stato un monaco eremita, venerato come santo taumaturgo dalla chiesa cattolica e da quella ortodossa, e patrono di diverse località della Sicilia. Calogero nacque da genitori cristiani e sin da piccolo abbracciò gli insegnamenti del cristianesimo.
Le informazioni storiche su San Calogero sono avvolte nel mito e nella leggenda, di conseguenza scarse e gran parte di ciò che si conosce è tramandato attraverso la tradizione orale.
Un breviario siculo-gallicano, in uso nella regione tra il XI secolo e il XVI secolo lo fa nativo di Costantinopoli; lo descrive come pellegrino a Roma dove Calogero incontrò San Pietro apostolo da cui ottenne il permesso di vivere da eremita in un luogo imprecisato… qui ebbe l’ispirazione di evangelizzare la Sicilia. Tornato dal Primo Papa, ottenne il permesso di recarsi nell’isola assieme ai compagni, Filippo, Onofrio (distinto dall’omonimo eremita) e Archileone.
Filippo si recò a Agira, Onofrio e Archileone si recarono nell’area di Sutera e Calogero si fermò a Lipari.
Altre leggende, invece, spostano la sua esistenza tra V e VI secolo. A vent’anni, secondo l’innografia composta dal monaco Sergio, fuggì dalla Tracia a causa delle persecuzioni scatenate dai monofisisti contro i fedeli al dogma proclamato nel 451 nel concilio di Calcedonia.
Si recò in Sicilia, dove si trattenne per qualche tempo predicando e prestando cure agli ammalati usando l’acqua sulfurea proveniente da una sorgente vicino alla sua grotta, convertendo molti abitanti e proseguendo nella sua vita di eremita e taumaturgo.
Oltre alla sua fama di guaritore delle malattie della pelle, San Calogero è associato a diversi miracoli, secondo le leggende locali, come la moltiplicazione del cibo per sfamare i poveri e la liberazione di prigionieri ingiustamente condannati.
Secondo la leggenda riportata nei Dialoghi di Papa Gregorio I, a Lipari avrebbe avuto la visione dell’anima del re Teoderico gettata nel cratere dell’isola di Vulcano il giorno stesso della morte di quest’ultimo (30 agosto 526). Da qui, dopo diversi anni, si spostò nei pressi di Sciacca dove visse per trentacinque anni.
Calogero sbarcò a Lilibeo, dove Gregorio e Demetrio furono martirizzati da idolatri; a questo proposito vi sono due diverse teorie intorno all’identità degli uccisori.
Parte della storiografia ritiene che il Vescovo di Lilibeo fosse in realtà un monofisista, visti gli intensi scambi commerciali intercorrenti tra la Sicilia e i patriarcati di Antiochia e Alessandria, territori ove il monofisismo era molto radicato, e come tale abbia giustiziato quelli che considerava due eretici.
Altri storici ritengono che siano invece caduti nelle mani dei Vandali, fanatici ariani che, in quegli anni, imperversarono in Sicilia e nel Nord Africa.
Scampato alla morte, iniziò a vagabondare per l’isola, nascondendosi in antiche necropoli e nelle numerose grotte di origine vulcanica sparse per la Sicilia. Partendo da queste peregrinava per i paesi ove predicava la fede, amministrava i sacramenti e assisteva gli ammalati.
Ultima sua tappa furono le grotte poste sul monte Kronos (Kronio) presso Sciacca; qui visse operando molti miracoli e guarigioni e convertendo molti abitanti alla fede cristiana. Morì a Monte Kronio nella notte tra il 17 e il 18 giugno del 561 all’età di 95 anni.
Altre leggende devozionali
Tradizioni agiografiche raccontano che durante la sua vecchiaia, non potendo più raccogliere le erbe di cui nutrirsi, si cibava del latte di una cerva che gli sarebbe stata mandata da Dio. Un giorno però il cacciatore Siero, detto Arcario perché cacciava con l’arco e le frecce, uccise involontariamente l’animale.
Addolorato per aver compiuto tale errore, divenne discepolo del santo. Alla morte di quest’ultimo, avvenuta dopo quaranta giorni, lo stesso Arcario lo seppellì in una caverna sul monte, nota a lui soltanto. Egli trasformò successivamente la grotta in cui era vissuto Calogero in una piccola chiesa, dove alloggiò insieme ad altri discepoli. In seguito, vennero scavate nella roccia le cellette che costituirono i dormitori: furono dette “Eremo” o “Quarto degli Eremi“.
A causa delle invasioni Saracene in Sicilia, il vescovo agrigentino del tempo per non far disperdere le reliquie le fece condurre nel messinese presso il monastero basiliano di San Filippo di Fragalà, nei pressi di Frazzanò. Ai giorni nostri le sacre spoglie riposano in una cassa lignea nella chiesa madre di Frazzanò, Diocesi di Patti, assieme a quelle del patrono e concittadino della città San Lorenzo.
Feste e tradizioni
Ad Agrigento
Il Patrono di Agrigento è San Gerlando ma i festeggiamenti maggiori sono tributati a San Calogero, che è il compatrono. Durante gli otto giorni di festa, dalla prima alla seconda domenica di luglio, si intersecano misticismo, antiche tradizioni, leggende e profonda fede cristiana. Si narra che il monaco Calogero, venuto in Sicilia ad evangelizzare e diffondere la fede cristiana, durante un lungo periodo di pestilenza andasse in giro a chiedere del pane da dare ai poveri. La gente, rintanata in casa per paura della peste, al passaggio del monaco avrebbe lanciato il pane dalle finestre per evitare che Calogero si avvicinasse troppo alle proprie abitazioni. A testimoniare la devozione nei confronti del Santo legata alle antiche tradizioni, sono le manifestazioni che pone in essere, chi abbia ricevuto una grazia. Si assiste ancora, durante i festeggiamenti ai viaggi a piedi nudi dalla propria abitazione fino al Santuario a lui dedicato, alle rappresentazioni grafiche delle malattie e delle disgrazie, alle “vestine” bianche fatte indossare ai bambini.
Durante il periodo dei festeggiamenti vengono organizzate anche numerose manifestazioni di carattere culturale.
I festeggiamenti iniziano il venerdì antecedente la prima domenica di luglio: funzioni religiose in Santuario, pellegrinaggi dei fedeli, l’inaugurazione delle luminarie per la città, il rombombo dei tamburi tipici che girano per le strade e tante tantissime bancarelle con dociumi e leccornie! Il programma della domenica ha inizio la mattina con “l’Alborata”, lo sparo di mortaretti e, in occasione della seconda domenica, la “Fiera” di equini, bovini, ovini, attrezzi agricoli tradizionali e moderni.
A mezzogiorno, la prima domenica, e alle 13, la seconda ed ultima domenica, la statua del Santo deposta dal suo abituale posizionamento sull’abside e fissata da robusti perni sulla “vara”, viene portata in processione dai devoti portatori, cui è affidata per tutta la giornata, che trasporteranno in spalla per le vie della città lungo il tradizionale percorso che va da via Atenea fino a porta Addolorata. Qui alle 18 la statua del Santo viene posta sul carro trionfale e poi in serata inizia la processione che si conclude al viale della Vittoria, con la partecipazione delle autorità comunali e delle confraternite di Agrigento.
Dopo lo spettacolo pirotecnico, “a maschiata di San Calò” e la fiaccolata, la statua del Santo fa rientro al santuario.
Inoltre, l’evento include spettacoli teatrali, concerti e mostre artistiche che celebrano l’arte e la cultura siciliana. Artisti locali e nazionali si esibiscono sul palco della Panoramica dei templi, regalando al pubblico serate di musica, cabaret e danza. Il tutto è arricchito da iniziative solidali, come la raccolta fondi per aiutare le famiglie bisognose della città attraverso l’emissione di buoni spesa.
Il festival di San Calogero è quindi un momento di gioia e partecipazione collettiva, dove la spiritualità si mescola con la vivacità culturale e la tradizione popolare. È un’opportunità unica per vivere appieno l’anima di Agrigento, celebrando il suo Santo patrono e rafforzando il legame tra passato e presente della comunità agrigentina.
Santuario di San Calogero
La connessione tra San Calogero e Agrigento è molto profonda e significativa. Agrigento è la città principale della Sicilia meridionale e ospita il principale santuario dedicato a San Calogero che si trova sulla collina che sovrasta la città di Agrigento, chiamata appunto Collina di San Calogero.
Questo luogo è un importante centro di devozione per i fedeli cattolici e viene frequentato da pellegrini provenienti da tutta la Sicilia e ben oltre.
Il santuario include una chiesa dedicata a San Calogero, dove si trovano reliquie del santo e una statua che raffigura la sua figura venerata.
San Calogero è considerato un simbolo di fede e protezione, soprattutto contro le malattie della pelle. È spesso invocato dai credenti per ottenere guarigioni e protezione dagli afflitti anche con peregrinaggi al santuario.
Con la sua festa e il suo santuario, la figura di San Calogero rimane viva e significativa, continuando a essere un punto di riferimento per la fede e la spiritualità nella regione e oltre.
Speriamo che questo articolo ti abbia particolarmente interessato e ti invitiamo a scoprire la patrona di Palermo: Santa Rosalia la “Santuzza” amata da tutti gli abitanti del capoluogo dell’isola.
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