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L’anima di carta: il mondo illustrato di Stefano Lo Voi

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La Sicilia è senza dubbio un’isola bellissima, ricca di cultura, arte, e di storia. Non solo si tratta di un luogo splendido, ma genera anche i talenti siciliani che sono meticolosamente talentuosi. Uno di questi è Stefano Lo Voi, artista palermitano dall’anima eclettica, che ogni giorno trasforma il suo amore per il disegno e la pittura in opere che vibrano di autenticità e passione. Con un occhio attento alla tradizione e un cuore aperto all’innovazione, Stefano ci guida in un viaggio visivo attraverso le meraviglie della Sicilia e le profondità dell’animo umano.

Un giovane artista palermitano

Stefano Lo Voi è un pittore e disegnatore palermitano che ha trovato la sua strada tra pittura e disegno. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Palermo, specializzandosi in pittura, ma il suo vero amore è sempre stato il disegno. Per lui, il dipinto è come una sposa orgogliosa del disegno, che lo accompagna senza mai essere servile. Dopo l’Accademia, Stefano ha proseguito con una laurea magistrale in Storia dell’Arte presso la facoltà di Lettere e Filosofia, sempre a Palermo. Continua a fare ricerche personali perché, come ama dire, fermarsi significherebbe morire, e lui non ha intenzione di morire prima della sua ora.

La vita dell’illustratore

Vive per l’illustrazione, letteralmente. Stefano dedica tutto il suo tempo a fare ricerche e a lavorare duramente, perché solo lavorando tanto le idee prendono vita. Disegnare ogni giorno è essenziale per lui, anche quando la noia lo veste di pesantezza. È orgoglioso di essere un illustratore e di dare vita a nuove creazioni ogni giorno. Infatti, la sua determinazione nel disegnare quotidianamente, nonostante le difficoltà, dimostra il suo profondo impegno verso l’arte e la creatività. Stefano crede fermamente che la perseveranza sia la chiave per sviluppare idee originali e innovative.

La sua vita artistica

La natura e le lunghe passeggiate in ambienti aridi e silenziosi sono il modo in cui Stefano si connette al suo ‘istinto artistico‘. Durante queste passeggiate, la sua mente e i suoi occhi iniziano a dialogare, suggerendogli idee da realizzare su carta o iPad. Lavora su carta con acquerello e china, ma anche su supporto digitale, cercando di emulare le tecniche tradizionali. Crede fermamente che conoscere la tradizione sia fondamentale prima di avventurarsi nel digitale. Questa filosofia si riflette nelle sue opere, dove ogni dettaglio è il risultato di un attento studio e di una grande passione per le tecniche artistiche del passato. La sua capacità di fondere tradizione e innovazione rende il suo stile unico e riconoscibile.

Vivere e creare in Sicilia

Secondo Stefano, la Sicilia è una fonte inesauribile di ispirazione grazie alla sua ricca storia culturale. È come una grande biblioteca del mondo, dove si può leggere la storia dell’arte del Mediterraneo e non solo. L’ambiente culturale siciliano, con il suo mix di influenze e tradizioni, è un terreno fertile per la creatività di Stefano, che può esplorare temi diversi e sperimentare nuovi stili e tecniche.

 

Il suo percorso artistico

Stefano ha scelto la pittura e l’illustrazione perché sono state le prime forme d’arte che ha conosciuto. Da bambino, non giocava con i giocattoli, ma con penna e carta, creando quaderni pieni di ambienti fantastici e rebus da risolvere. Questi primi giochi con il disegno sono stati la sua più grande compagnia e hanno segnato il suo percorso artistico. La sua infanzia, trascorsa tra fogli di carta e matite, ha gettato le basi per la sua futura carriera, alimentando una passione che continua a crescere e a evolversi con il passare degli anni. Ogni disegno, ogni schizzo, è un viaggio indietro nel tempo, un richiamo alla sua infanzia e alle prime emozioni che lo hanno spinto verso l’arte.

La sua arte

Definire la sua arte è complicato; Stefano la vede come un camaleonte ubriaco, che cambia spesso stile e tecnica. Si annoia facilmente e, durante il lavoro, un’altra idea può richiedere un approccio diverso. Questo gli permette di creare diversi linguaggi visivi, rendendo difficile riconoscere una sua opera a prima vista. Gli piace questo approccio perché è autentico, ed è qualcosa che apprezza molto, soprattutto nelle persone. La sua arte riflette la sua personalità dinamica e curiosa. È sempre alla ricerca di nuove sfide e di modi per esprimere la sua visione del mondo. Ogni opera è un pezzo del puzzle che compone la sua identità artistica, un frammento del suo percorso personale e professionale.

Soddisfazione e evoluzione

Per Stefano il termine “soddisfazione” implica un adagiarsi sulle proprie convinzioni. L’illustrazione soddisfa il suo scopo, ma non vuole mai essere completamente soddisfatto. Ha sperimentato fotografia, scultura e montaggio video, non per diventare poliedrico, ma per comprendere e rispettare il lavoro degli altri artisti. Questa insoddisfazione perpetua è il motore che lo spinge a migliorarsi continuamente, a esplorare nuovi orizzonti e a non accontentarsi mai dei risultati raggiunti. La sua sete di conoscenza e di crescita personale lo rende un artista in continua evoluzione, sempre pronto a mettersi in discussione e a cercare nuove vie per esprimere la sua creatività.

L’arte e Palermo

Palermo e la Sicilia hanno sempre qualcosa da esplorare nella prospettiva di Stefano; da tempo raffigurando luoghi su carta o su supporti digitali, ha creato una serie di illustrazioni sulle cupole di Palermo, rappresentandole come il legame tra la terra e lo spirito.

Ha anche realizzato volti in cui le cupole diventano capelli e busti che sono decorati con elementi architettonici delle chiese. Questi lavori esprimono la tradizione artistica e popolare siciliana. La sua capacità di catturare l’essenza di Palermo e della sua cultura attraverso le sue opere è un omaggio alla sua terra e un tentativo di preservare e valorizzare il patrimonio artistico e culturale della Sicilia. Ogni illustrazione è un omaggio alla bellezza e alla storia di Palermo, una celebrazione delle sue radici e della sua identità.

Il progetto per il Pride 2024

Non solo usa la sua identità siciliana come fonte per ispirare ed esprimere la sua arte, ma anche l’impegno sociale nel comunicare se stesso al pubblico. Poiché giugno si celebra il mese dell’orgoglio, quest’anno Stefano ha organizzato una mostra con sei illustrazioni dedicate. Ha scelto e voluto utilizzarle anche come messaggio di protesta contro le politiche di alcuni esponenti dell’estrema destra in Europa. I suoi disegni raffigurano varie categorie di genere e orientamento sessuale attraverso carte da gioco siciliane, unendo la giocosità e allo stesso tempo la serietà del Pride.

La mostra si intitola “BE PROUD – THE HONOR OF BE OURSELVES” perché il Pride significa essere orgogliosi di essere se stessi, anche quando si viene definiti “weird”. Essere “weird” è ora fonte di orgoglio. Questo progetto è un atto di resistenza e di celebrazione e un invito a tutti a essere orgogliosi della propria identità e a lottare per i propri diritti. Le sue opere, combinate con ironia e profondità, mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi importanti e attuali, promuovendo un messaggio di inclusione e rispetto per tutte le diversità.

Il festino di Santa Rosalia

Un altro progetto che lo tiene impegnato al momento è quello studiato dal giovane artista per la celebrazione dei 400 anni di Santa Rosalia che avverrà il prossimo luglio; Stefano ha creato due versioni della Santa: una in stile Art Nouveau e un’altra più idealizzata, con il volto coperto di rose e una vista su Monte Pellegrino, la montagna che sovrasta Palermo.

Non è ancora del tutto soddisfatto e sta lavorando a una nuova versione che punta al suo stato ottimale. La sua reinterpretazione di Santa Rosalia, patrona di Palermo, è un omaggio alla tradizione religiosa e culturale della città, ma anche un tentativo di modernizzare e aggiornare la figura della santa. La sua arte lo rende più vicino e più rilevante per il pubblico contemporaneo. Il suo lavoro su Santa Rosalia è un esempio della sua capacità di coniugare passato e presente, reinterpretando la tradizione in un contesto moderno e creando opere che parlano sia alla mente che al cuore.

 

 

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Grazie per aver fatto questo viaggio nel mondo artistico di Stefano Lo Voi. Continua a esplorare, creare e cercare l’autenticità in ogni suo lavoro. Vi aspetta a Palermo per condividere con voi la bellezza della sua terra e delle sue illustrazioni.

Castello di Carini: apparizioni, storie e leggende

Oggi, ci spostiamo a Carini, comune di quasi 40.000 abitanti in provincia di Palermo. Qui, sorge il famoso Castello di Carini, un luogo magico caratterizzato da apparizioni, storie e leggende.

Il Castello di Carini

Il castello nacque per volere del feudatario romano Rodolfo Bonello, guerriero del conte Ruggero I di Sicilia. Nel corso dei secoli, si alternarono famiglie nobili, baroni e re. Solamente a partire dal XV secolo il castello diventò oggetto di una serie continua di cantieri di restauro ed evoluzione architettonica, che ne modificheranno l’uso, da caserma a ”palazzo” per la stagione estiva. Un castello medievale particolarmente suggestivo a pochi km da Palermo.

La leggenda della baronessa di Carini

Il 4 dicembre 1563, donna Laura Lanza di Trabia baronessa di Carini, moglie di don Vincenzo La Grua – Talamanca, perse la vita per mano del padre, per motivi di onore. Insieme a lei giaceva il corpo del presunto amante Ludovico Vernagallo. Gli atti di morte dei due si trovano trascritti presso l’archivio storico della chiesa madre di Carini. La potenza delle famiglie coinvolte mise subito a tacere le voci del tempo, che però si limitarono a riportare solo la data e la notizia della morte della signora di Carini. Don Cesare Lanza di Trabia scampò alla prigionia in virtù della legge vigente e l’anno successivo ottenne il titolo di conte di Mussomeli. Una leggenda narra che in occasione dell’anniversario del delitto comparirebbe, su un muro della stanza dove venne uccisa Laura, l’impronta della mano insanguinata lasciata dalla baronessa uccisa.

L’architettura del castello

Dal punto di vista architettonico, le mura medievali risalenti al all’XI e XII secolo possiedono elementi arabo-normanni riscontrabili nella seconda porta del castello. Vi sono chiari riferimenti alla casata La Grua: l’arma della famiglia e lo stemma della famiglia, due leoni rampanti. Una delle zone di maggior prestigio del castello è il salone delle feste, classico esempio di ambiente quattrocentesco. Il soffitto conserva una parte originale dove è visibile una scritta in latino ”In Medio Consistit Virtus”, ovvero ”Nel mezzo sta la virtù”. Questo indica che era stata realizzata solo per decorazione, mentre è la struttura laterale quella portante. Dalla porta laterale sinistra della sala si entra nella stanza più cara alla baronessa di Carini, dove, si narra, avvenissero i suoi presunti incontri con Ludovico Vernagallo.

Questo era il bellissimo Castello di Carini! Se non vi lasciate impressionare, il castello è visitabile e gode di un ottimo panorama! Consultate il sito ufficiale del castello per informazioni sugli orari di visita e prenotazioni. 

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Il Satiro Danzante, ambasciatore di sicilianità nel mondo

Ha girato tutto il mondo e non potevamo non parlarne su SicilyandSicilians, blog interamente dedicato alla Sicilia e a tutto ciò che è siciliano! Stiamo parlando del Satiro Danzante, che è diventato a pieno titolo un ambasciatore di sicilianità nel mondo.

La storia del satiro danzante

Il Satiro Danzante è una statua di bronzo che risale al periodo ellenistico, riscoperta casualmente nelle acque di Mazara del Vallo, Trapani, nel 1997. La statua rappresenta un sileno, personaggio delle mitologia greca che corrisponde al vecchio dio rustico delle vinificazione prima di Dioniso. Tuttavia, è oramai opinione pubblica che questo rappresenti un satiro, essere mitologico facente parte del corte orgiastico del dio greco Dioniso. Il satiro venne identificato con il termine periboetos e, sebbene sia normalmente interpretato come “di cui si parla molto”, famoso, celebre, in questo caso, gli viene invece attribuito il significato di “colui che grida freneticamente“, in base ad un passo di Platone, in cui lo troviamo come epiteto riferito al dio Ares.

I viaggi del satiro danzante

La statua, che si fa risalire al famoso scultore greco Prassitele (IV sec. a.C.), si trova attualmente presso l’omonimo museo di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. Tuttavia, la statua ha fatto un lungo viaggio: nel 2003 è stata esposta alla Camera dei Deputati di Montecitorio a Roma; nel 2005 al Museo nazionale di Tokio nonché all’Esposizione Internazionale di Aichi, Giappone; nel 2007 al Louvre di Parigi; infine torna in Sicilia e approda a Palazzo dei Normanni, a Palermo, all’interno della mostra “Ars Siciliae”

Il ritrovamento

La storia del ritrovamento della statua è alquanto singolare. Tutto inizia nel luglio 1997, quando il peschereccio “Capitan Ciccio“, appartenente alla flotta marinara di Mazara del Vallo comandata dal capitano Francesco Adragna, forse casualmente, ripesca dai fondali del Canale di Sicilia una gamba di una scultura bronzea. Nella notte fra il 4 e il 5 marzo 1998, lo stesso peschereccio riporta a galla gran parte del resto della scultura, perdendo però nel recupero un braccio. Inizialmente si individua la statua bronzea con Eolo. Il reperto viene acquisito dalla Regione Siciliana ed esposto in deposito temporaneo in una vasca d’acqua dolce nell’ex chiesa di San Egidio, a Mazara del Vallo. Nel settembre del 1998, l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma prende in consegna i due frammenti della statua, per effettuarvi i necessari interventi di restauro.

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E voi, avete già visto il bellissimo reperto del Satiro Danzante? Potete ammirarlo presso il Museo del Satiro, a Mazara del Vallo. Per maggiori informazioni sulla sua antichissima storia, potete consultare il sito ufficiale.

Favignana e le Isole Egadi

Le Isole Egadi sono un arcipelago di tre isole principali e due minori, poste a circa 7 km dalla costa occidentale della Sicilia, fra Marsala e Trapani. Tra le isole più conosciute e apprezzate, c’è sicuramente Favignana.

L’isola di Favignana

La “Farfalla“, come viene chiamata l’isola per la sua forma particolarissima, è nota per le sue spiagge e grotte marine, ma anche per la pesca del tonno, la cosiddetta “Mattanza“. Il suo nome deriva dal latino favonius (favonio), termine che gli antichi Romani utilizzavano per indicare il vento caldo che proveniva da ovest. Il villaggio sorge intorno ad un’insenatura naturale, dove vi è il porto, sulle cui sponde sono presenti gli edifici delle antiche tonnare Florio.

Grotte e insenature di Favignana

La costa dell’isola offre una vasta gamma di insenature, rocciose e sabbiose, ma anche delle bellissime grotte marine e dei fondali ricchi di fauna marina e vegetazione. Le spiagge più famose sono in particolare Cala Azzurra e Lido Burrone, spiagge sabbiose a sud del centro abitato; più spettacolari ed affascinanti sono però le calette rocciose, in particolare la Cala Rossa e la poco distante Grotta del Bue Marino. L’aspetto più singolare di questi luoghi è che sono zone di estrazione del tufo, e qui le cave si sviluppano in grandi e misteriosi cunicoli. Nell’altra metà dell’isola, le più belle sono Cala Rotonda, Cala Grande e Punta Ferro, punto di partenza per gli amanti delle immersioni.

La Mattanza

La principale attrazione dell’isola rimane però la Mattanza. Il complicato e rituale sistema di pesca del tonno segue regole ben precise, tempi e modi rigorosamente stabiliti dal Rais, capo della tonnara ed un tempo anche capo assoluto del villaggio, una sorta di sciamano che stabilisce quando iniziare e quali tempi e modalità seguire. Sebbene siano carni particolarmente gustose esportate soprattutto sui mercati giapponesi per consumarlo prevalentemente crudo, questo tipo di pesca però va quasi scomparendo. La popolazione ittica dei tonni sta diminuendo, a causa dell’inquinamento crescente del mare, ma soprattutto a causa della pesca di tipo industriale, che intercetta i banchi di tonni molto prima che questi si avvicinino alle zone costiere, con le tonnare volanti.

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Questo era un piccolo assaggio sull’isola di Favignana e le splendide Isole Egadi. Se volete saperne di più, visitate il sito ufficiale dell’isola.

Sferracavallo e i suoi tesori

Sferracavallo è un piccolo borgo marinaro e turistico compreso tra Palermo e la vicina Isola delle Femmine. Oggi, vogliamo svelarvi alcune curiosità su questo piccolo angolo di paradiso!

La storia di Sferracavallo

Il nome Sferracavallo trae la sua origine dall’irregolarità del suo terreno. Si racconta, infatti, che la strada fosse difficile da raggiungere, tanto irta e complessa da richiedere addirittura di “sferrrare i cavalli” per arrivarci. Questi ultimi, infatti, trainavano i barconi usati nelle tonnare. La località nasce come villaggio di pescatori; sorgevano due torri di guardia che vennero, però, distrutte quando l’autostrada A29 venne costruita. Si trova compreso tra Monte Billiemi e Capo Gallo e rientra in gran parte nella riserva orientata di Capo Gallo (che divide Mondello da Sferracavallo). Comprende due piccoli porticcioli: quello di Sferracavallo e quello di Barcarello, che ospita principalmente le imbarcazioni turistiche. Sicuramente tra i tesori di Sferracavallo rientrano i suoi ristorantini vicini al mare, i suoi bar e le sue paninerie.

La festa dei santi patroni Cosma e Damiano

Caratteristica è la festa dedicata a Cosma e Damiano, i patroni della borgata, che si svolge una volta ogni anno nell’ultima domenica di settembre. I simulacri dei Santi vengono portati per le vie della borgata da un gruppo numeroso di giovani, a piedi nudi e tutti vestiti di bianco con un fazzoletto rosso legato ai fianchi e al collo. La festa comprende anche il tradizionale gioco dell’antinna a mari, una specie di albero della cuccagna posto sul mare. Anticamente, la processione si svolgeva con passo veloce per poter portare i simulacri a tutti i malati che ne avevano fatto richiesta, per chiedere di essere liberati dalle malattie che incombevano su di loro.

Le grotte di Sferracavallo

Dagli archivi storici, risulta che questo piccolo borgo fosse abitato sin dall’era preistorica, quando tribù di cacciatori e raccoglitori di radici trovavano riparo nelle diverse grotte. Sono numerose le grotte di Sferracavallo, ma le più suggestive sono sicuramente la Grotta del Pecoraro, che ha nascosto per anni resti di ceramica risalenti alla cultura di Thapsoso (1500 a. C.) e, nei pressi del Monte Billiemi, Grotta Conza, anch’essa custode di diversi resti del passato.

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Sferracavallo vi aspetta quest’estate con il suo mare cristallino e la sua cucina tradizionale siciliana! E’ tempo di organizzare il vostro viaggio in Sicilia!

Il Presepe in Sicilia

I Presepi sono il simbolo del Natale italiano per eccellenza, assieme all’Albero. Le statuette e le tradizioni legate ad esse sono diverse in tutto il mondo. Molti la considerano una vera e proprio arte. Il Presepe in Sicilia è una tradizione che si tramanda di generazione in generazione. In questo articolo vi vogliamo raccontare qualche curiosità legata ad esso!

Qualche curiosità sul Presepe in Sicilia

Il presepe siciliano ha tratto forte ispirazione dai maestri napoletani. Le figure, infatti, venivano realizzate in legno, fil di ferro e vestiti di stoffa. Tra le particolarità siciliane, bisogna ricordare la ceroplastica, antica tecnica di lavorazione della cera, per realizzare le figure, e l’uso di accessori in oro e argento per la statuina del Bambino Gesù. Nel corso degli anni, ai personaggi tradizionali della Sacra Famiglia furono aggiunte anche figure della cultura contadina. Ecco qualche esempio: “a nanna cu li puddicini” (la vecchia con i pulcini), “lu ricuttaru” (il ricottaio), “lu furnaru” (il fornaio), “lu pasturellu” (vezzeggiativo di pastorello), “la lavannara” (la lavandaia), ecc.

Inoltre, ci sono due figure caratteristiche che non possono mancare nel Presepe di ogni casa siciliana: lo “U Scantato” e “U lagnuso“. Il primo, lo “Scantato“, lo “Spaventato”, è immobile, le braccia larghe, il cappello in mano, lo sguardo smarrito e incantato. Si trova all’ingresso della grotta, proprio davanti al bambinello, ed esprime lo stupore legato alla Santa Natività. Il “Lagnuso“, il “pigro”, l'”addormentato”, è un personaggio tipico che rappresenta quello che venne poi risvegliato dall’angelo e destinato a diffondere la notizia dell’evento tra i pastori.

Il presepe di Trapani

Una delle aree in cui è più viva ed originale la tradizione del presepio è Trapani. Qui, i maestri trapanesi realizzavano singoli pastori o rappresentazioni presepiali di varie dimensioni, in particolare per le chiese e le dimore della ricca nobiltà nei secoli XVII e XVIII. Diversi materiali, soprattutto nobili come il corallo, l’avorio, la madreperla e l’alabastro, erano utilizzati dai maestri per la realizzazione delle loro opere. Alcuni dei più preziosi sono conservati oggi nel prestigioso Museo Pepoli, che ha sede nei locali dell’ex convento dei Padri Carmelitani.

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Questo era il nostro approfondimento sul Presepe in Sicilia e le loro tradizioni! Rimanete aggiornati sulle tantissime curiosità nei prossimi articoli! Se avete intenzione di fare un tour tra i presepi tradizionali siciliani, ecco tutte le mostre in programma!

Fulvio Governale _ Scultura

Scultura - Interiore - Fulvio GovernaleIl giovane artista siciliano emergente Fulvio Governale, aka FuGo, nasce a Palermo nel 1991.

Fin da piccolo sviluppa un particolare interesse per il disegno tanto che decide di iscriversi prima al liceo artistico della sua città e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Palermo, seguendo il corso di I livello in scultura. Qui apprende diverse tecniche scultoree e a lavorare diversi materiali come: l’argilla, il gesso, la resina, gomme siliconiche, pietre, marmo e il legno.

La sua poetica si incentra sulle emozioni interiori dell’uomo e usa la scultura come mezzo per esprimerle. Parallelamente crea anche oggetti e personaggi legati al mondo della letteratura e del cinema.
Nel 2016 alcuni suoi lavori sono stati pubblicati nel catalogo “Arte e artisti contemporanei” della casa editrice Pagine.
I suoi progetti futuri comprendono principalmente il completamento degli studi con l’iscrizione al corso di II livello in scultura, sempre presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo.

 

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BEST PRACTICE MADE IN SUD: Antonino Di Trapani

Credete che la poesia sia oramai un genere letterario morto? Specialmente quella scritta in dialetto? Oggi vi presentiamo un giovane siciliano che vi farà ricredere su tutto quello che avete pensato fino ad ora.  Antonino Di Trapani, classe 1978, è un poeta-filosofo “siciliano doc” che compone poesie scritte in dialetto siciliano e che proprio per questa sua passione si fa chiamare “Il Re Poesia”. Il giovane poeta, oltre che scrivere nel dialetto locale, compone opere anche in numerose lingue straniere ma la sua preferita rimane comunque l’antica lingua della sua amata Terra: la Sicilia. Incuriositi e desiderosi di capire cosa significhi essere un poeta nel 2017, abbiamo rivolto una breve intervista ad Antonino Di Trapani.

 

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Ciao Antonino, innanzitutto complimenti per la tue poesie! Spiegheresti ai nostri lettori chi sei e cosa fai?

Ciao ragazzi, un caro saluto a voi e ai vostri lettori! Sono un poeta-filosofo palermitano, vivo e creo suggestioni letterarie a Palermo. Scrivo versi non solo in italiano e in lingua siciliana, ma altresì in francese, inglese, e spagnolo; finora ho pubblicato quattro sillogi poetiche: “Le voci del cuore” nel 2015, “Au nom de l’amour”, “Fino alla morte del sole”, e “Faiddi d’infinitu” nel 2016. Quest’ultima fresca vincitrice della diciottesima edizione del premio Ignazio Buttitta, contiene al suo interno la lirica “Cusu ricordi” premiata alla kermesse letteraria internazionale Città di Marineo. Altre sei opere letterarie già terminate attendono invece prossima pubblicazione. Tra esse c’è una ricca raccolta di riflessioni filosofiche, collezioni di poesie in lingua straniera, nazionale e regionale. Sono anche paroliere di testi canori e un collezionista di scatti fotografici personali a sfondo artistico.

Se ti dovessi descrivere utilizzando solo 3 parole, quale useresti?

Idealista, Sincero, Romantico.

Da dove nasce questa tua passione?

Nasce dal desiderio di riuscire a scindere l’atomo della verità, affinché si sprigioni una benefica energia rinnovabile d’amore, accessibile a tutti coloro che ambiscono a rivendicare il loro status d’essere umani pensanti, a tutti i cocciuti che rimangono ad oltranza padroni di sogni inalienabili.

FAIDDI D'INFINITU- Antonino di trapaniCom’è la vita di un giovane poeta siciliano nel 2017?

Come la vita di un Eschimese a Marrakech, trovatosi davanti a un caotico bazar di voci dissonanti nella canicola africana del 15 Agosto. La società attuale è succube della precarietà emotiva; la crisi economica e la susseguente mancanza di soddisfacenti visioni prospettiche, che portino a credere con fiducia nel futuro, hanno favorito l’attuale decadenza, il drastico ridimensionamento della resilienza collettiva e l’allontanamento degli uomini dalla cultura, dalla spiritualità dell’arte. Oramai viviamo nella barbarie dell’egocentrismo assoluto che svilisce i fertili sentimenti. Dove regna l’egoismo non c’è posto per la sensibilità, non c’è spazio per l’unità che rivendica bisogni e diritti. Il sole ha un’importanza rilevante perché opera in un sistema di pianeti fluttuanti tra forze d’equilibrio, che generano unità negli intenti universali di madre natura. Nonostante quindi il campo esistenziale del 2017 presenti voragini inquietanti e un evidente processo di laterizzazione, l’aratro della mia penna rifiuta la resa, hasta la cosecha siempre! Trigo o muerte, venceremos!

Tu sei un ottimo esempio di artista che non segue le mode e che anzi cerca, in controtendenza, di far rivivere le tradizioni del passato. Noi di Sicily & Sicilians vogliamo esaltare le eccellenze sicule e tu rappresenti proprio una di queste. Proprio per questo motivo, vuoi dire qualcosa a tutti i tuoi giovani conterranei che magari come te hanno una passione “atipica” ma si sentono “fuori luogo” e mettono il loro talento da parte per omologarsi alla contemporaneità?

La tradizione è una verità che viene dal passato. Non ha la scadenza come lo yogurt, dunque è cosa buona e giusta tenerla cara anche nel presente e nel futuro. Ai giovani dico che rinnegare sé stessi significa conoscere la morte in anteprima respirando ancora, l’arte rende liberi anche gli schiavi in catene.

 

Qui il link del profilo delle opere artistiche di Antonino, enjoy! 🙂

Daniele Marsala _ Fotografia

Fotografia - Panorama Termitano - Daniele MarsalaDaniele Marsala è un giovane regista emergente termitano che, attraverso la sua arte,  vuole veramente cambiare il modo di vedere delle cose, esaltando allo stesso tempo le tradizioni popolari e le feste di paese.

La sua ricerca spazia nel territorio siciliano, dove ritiene che ci sia la più bella luce che ogni lente può cogliere. I lavori, con i quali ha fatto conoscere la sua poetica, sono dei cortometraggi sulle feste religiose della sua città, sulle problematiche del territorio, su tematiche sociali, su brani musicali e su storie comiche.

Attualmente ha in fase di lavorazione altri tre cortometraggi che andranno online nei prossimi mesi. Nel tempo libero si dedica alla pittura e all’infiorata, che ogni anno organizza, disegnando più di 50 metri di tappeto infiorato. L’artista si dedica anche alla musica e all’arte della cartapesta.

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Stefano Liga _ Fotografia

Fotografia - Isolato - Stefano LigaStefano Liga è un giovane artista emergente siciliano, che ha cominciato a fotografare circa un anno fa e ritiene di essersi innamorato da subito della fotografia.

Dopo un primo periodo di studio da autodidatta, ha frequentato un corso di fotografia presso l’associazione Imago a Palermo e continua ancora oggi ad avere rapporti con l’associazione per la quale ha anche organizzato diverse uscite fotografiche principalmente di street photography.

Stefano cerca, attraverso le sue foto, di raccontare Palermo e la Sicilia focalizzandosi sull’eterogeneità di questa terra che, nonostante tutte le contraddizioni e i suoi lati spesso poco felici, offre notevoli spunti di espressione artistica.

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Questo artista è stato invitato a partecipare a “Made OF Sicily”, prima MostraEvento di Sicily & Sicilians.

Scopri qui il programma della mostra a Palermo!

 

Davide Bica _ Pittura

Davide Bica è un giovane artista emergente siciliano chPittura - guerra e pace- Davye firma le sue opere di pittura utilizzando il nome d’arte Davy.

Davide ha studiato pittura da autodidatta; anno dopo anno ha affinato la sua tecnica arrivando ad esporre i suoi lavori in diverse esposizioni siciliane d’arte.

La sua concezione di arte è basata sull’osservazione e sulla conquista di determinate immagini spesso dell’iconografia isolana che l’artista stesso riproduce poi su tele di varia misura.

Ha da poco tempo iniziato un nuovo progetto culturale letterario ed artistico che sebbene affondi le radici nella storia, riesce al tempo stesso ad avere una forte attualità sociale. Ad esempio, per la realizzazione di un suo ultimo progetto il giovane pittore si ispira agli amori narrati dall’Ariosto nel poema dell’ “Orlando furioso” soffermandosi su un Oriente prepotente e su un’Europa molto in difficoltà.

Davide sottolinea come le sue opere vivano il contesto del poema letterario dell’Ariosto, in cui è presente il tema delle conquiste saracene proprio in Sicilia, terra amata e protagonista.

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Dino Lattuca _ Fotografia

Il giovane artista siciliano Dino Lattuca, aka DiElle, è un appassionato di fotografia digitale. Costantemente alla ricerca di nuove emozioni e nuove realtà, l’artista afferma che tutti i suoi lavori artistici non siano altro che appunti, ricordi e impressioni di tutto ciò che vive nella sua quotidianità.

fotografia-dove-si-perdeva-il-nostro-pallone-dino-lattucaIl catturare in immagini la realtà che lo circonda quotidianamente permette al giovane fotografo di confrontarsi direttamente con tutto ciò che vive e di crescere, sia professionalmente come artista che umanamente come uomo e padre. 

Dino scatta tutto quello che lo colpisce per condividere, in un secondo tempo, ciò che realizza con il prossimo: ritiene infatti essenziale che il compito principale di ogni artista sia quello di condividere con il mondo le proprie creazioni. L’artista non deve scattare per se’ ma per permettere a chi non ha vissuto le sue stesse esperienze di viverle lo stesso, seppur indirettamente.

Il giovane fotografo non è solo un talentuoso fotografo, ma anche un bravo papà: il suo sogno al momento è quello di andare in giro per il mondo e viaggiare con la persona a cui tiene di più, il figlio, ognuno con  la propria macchina fotografica in modo tale da fotografare tutto ciò che li colpisce.

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Francesco Messina_ Digital Art

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Il lavoro grafico di Francesco Messina è costantemente influenzato dai media che ogni giorno bombardano tutti noi di notizie di ogni genere. La variabilità delle informazioni provocano in lui delle vere e proprie spaccature d’animo e flussi di coscienza alterati. I nostri occhi, afferma il giovane artista siciliano, “restano passivi alla morte, al sesso, alla politica e alla violenza” senza porre alcun confine tra un argomento e l’altro. L’immediata conseguenza nelle sue opere è la presenza di una figura destrutturata, spezzata incastrata in un disordine visivo e compositivo dove solo lui trova ordine.

Il lavoro del digital artist Messina è influenzato per ovvie ragioni dalla filosofia del Decostruzionismo di Derrida che ai suoi occhi è in grado di fondere
attualità e passato, vita e morte, pace e guerra.

In una sola opera, dunque, l’artista siciliano fonde influenze “pop” tratte dalla cultura dei media e ascendenze filosofiche. Il tutto si trasforma in una ricerca spasmodica di equilibrio che sembra non arrivare mai, a tal proposito Messina afferma “sento che il mio lavoro è pronto quando tutti i pesi dei colori formano un’armonia, come una formula chimica che definirei cromatica”.

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