Piana degli Albanesi è la città dove vive e lavora Mario Parrino, un artista siciliano emergente appassionato di scultura, che ha studiato completamente da autodidatta.
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Fulvio Governale _ Scultura
Il giovane artista siciliano emergente Fulvio Governale, aka FuGo, nasce a Palermo nel 1991.
Fin da piccolo sviluppa un particolare interesse per il disegno tanto che decide di iscriversi prima al liceo artistico della sua città e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Palermo, seguendo il corso di I livello in scultura. Qui apprende diverse tecniche scultoree e a lavorare diversi materiali come: l’argilla, il gesso, la resina, gomme siliconiche, pietre, marmo e il legno.
La sua poetica si incentra sulle emozioni interiori dell’uomo e usa la scultura come mezzo per esprimerle. Parallelamente crea anche oggetti e personaggi legati al mondo della letteratura e del cinema.
Nel 2016 alcuni suoi lavori sono stati pubblicati nel catalogo “Arte e artisti contemporanei” della casa editrice Pagine.
I suoi progetti futuri comprendono principalmente il completamento degli studi con l’iscrizione al corso di II livello in scultura, sempre presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo.
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Nicola Spanò _ Scultura
Nik Spa è il nome d’arte dell’artista autodidatta messinese Nicola Spanò, la cui passione per l’arte è spinta dalla voglia di ridare una seconda possibilità a degli oggetti ormai dismessi. Secondo Nicola l’arte è la materializzazione di un pensiero che viene da una passione.
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Gianni Colangelo _ Scultura
La produzione artistica del giovane scultore emergente Gianni Colangelo si fonda essenzialmente sul concetto di riuso e recupero del materiale.
Il forte legame che l’artista ha con la sua terra e le tradizioni ad esso legate lo hanno portato a fare del recupero la poetica della sua attività artistica.
Per non dimenticare le sue radici, caratterizzate da un popolo fatto di contadini e pastori, ha deciso di prendere ciò che resta di quel mondo ormai dimenticato e trasformarlo in qualcosa di nuovo, dandogli dignità e possibilità di dialogo con le generazioni a venire. Il ferro, materiale che assembla attraverso la saldatura ad elettrodo e che recupera da vecchie stalle e cantine, ha in sé storie da raccontare che riemergono nell’opera finale.
La ruggine diventa valore aggiunto, anzi componente fondamentale del lavoro stesso.
Dietro quella zappa o pala c’è il lavoro e il sudore di chi l’ha usato per anni come strumento di lavoro e unica fonte di sostentamento possibile in una terra che non ha mai offerto altro, ma che porta avanti sé stessa con coraggio. E’ questo che dà all’opera e a tutto il suo lavoro vera rilevanza, non solo l’immagine puramente estetica che ne scaturisce. Un concetto che Gianni Colangelo tiene a ribadire sempre è che lui non è l’unico autore delle opere, perché insieme a lui hanno lavorato tutti coloro che avevano utilizzato quegli attrezzi che alla fine l’artista trasforma in qualcosa d’altro.
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