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Mercati storici e tradizionali a Palermo

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Dai mercati storici a sontuosi palazzi, il fascino della Sicilia è veramente senza rivali. Ogni regione e città ha le sue storie e la sua cultura uniche. Palermo, la città più grande e il capoluogo dell’isola, offre un incanto particolare grazie all’amalgama di culture tradizionali e alle sue vivaci dinamiche che si sintetizzano nei suoi mercati.

Gli antichi tempi di Palermo e le influenze arabe

La città di Palermo è stata un crocevia di imperi nel corso della sua storia, ognuno dei quali ha lasciato un’impronta unica sulla cultura e sul carattere della città. Greci, romani, bizantini, arabi e normanni hanno portato con sé patrimoni unici che oggi si riflettono nell’architettura, nella cucina e nelle tradizioni della zona o anche solo nel gesticolare o parlare dei palermitani.

Fondata nel 734 a.C. dai Fenici come centro commerciale, fu sotto il dominio romano che la città iniziò a prosperare come parte cruciale dell’approvvigionamento di grano dell’impero; le terre fertili e la posizione strategica della città contribuirono alla sua importanza come strategica risorsa per il grano.

Sotto la dominazione araba nel IX secolo, Palermo conobbe una vera e propria “età dell’oro”. Questa svolta positiva fu caratterizzata dalla prosperità economica, dalle attività intellettuali e dall’innovazione artistica. Gli arabi introdussero sistemi di irrigazione molto avanzati, nuove colture come gli agrumi e uno stile architettonico distintivo e tipico che ancora oggi connota Palermo che fondeva elementi islamici, bizantini e normanni. Questo stile è visibile ancora oggi nei mosaici, nelle cupole e negli archi della città, in particolare in punti di riferimento come la Cappella Palatina e il Castello della Zisa.

Gli arabi portarono in Sicilia e a Palermo importanti innovazioni; significativi furono i loro contributi nel campo della medicina, con la creazione di ospedali e l’introduzione di nuovi trattamenti e rimedi sanitari.

Un’impronta ancora oggi visibile… i mercati di Palermo, come i famosissimi Ballarò e Vucciria, riecheggiano i vivaci souk del Nord Africa, con venditori di spezie, olive e dolci che ricordano i bazar mediorientali.

 

Ballarò: Il mercato piu antico e vivace

Il mercato di Ballarò a Palermo è un’icona vivente della tradizione e della cultura siciliana; esso rappresenta un angolo pulsante della vita quotidiana palermitana da secoli ed è super attivo ancora oggi. Situato nel cuore del centro storico della città, Ballarò è rinomato non solo per la sua ricca offerta di qualunque prodotto e cibo, ma anche per la sua profonda connessione con la storia e le tradizioni locali.

Le radici del mercato di Ballarò affondano nell’epoca dell’occupazione araba della Sicilia, che come suddetto, risale al IX secolo. Durante questo periodo, Palermo divenne un fiorente centro commerciale e culturale, e il mercato di Ballarò emerse come un punto nevralgico di scambio di merci provenienti da diverse parti del Mediterraneo. Il nome “Ballarò” è comunemente ricondotto alla parola araba “balhar”, che significa “confusione” o “tumulto”,  evocando l’immagine di un luogo vivace e caotico, riflesso della sua atmosfera caratteristica e dinamica.

Passeggiando per le strette vie del mercato, vi troverete immersi in un ambiente vibrante, caratterizzato da profumi, suoni, volti, etnie, lingue e accenti… un’esplosione di suoni e colori. Il chiacchiericcio incessante dei venditori che offrono i loro prodotti che raggiunge tonalità apicali nelle classiche “abbanniate” (grida dei commercianti), il rumore delle pentole e delle padelle in movimento e i profumi irresistibili del cibo di strada creano un’esperienza sensoriale unica. I venditori sono molto spesso veri e propri protagonisti del mercato, sono noti per il loro entusiasmo e per l’abilità di coinvolgere i passanti con i loro racconti e le loro offerte.

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Tra le specialità gastronomiche che troverete, le arancine (deliziose polpette di riso ripiene, impanate e fritte) (attenzione, a Palermo”sono femmine”, lo sfincione (una pizza rustica tipica di Palermo piena di cipolla e acciughe) e le panelle (le tipiche frittelle di ceci, il vero street food della città) sono solo alcune delle prelibatezze che arricchiscono l’offerta culinaria. Inoltre, il mercato offre una vasta gamma di piatti a base di pesce freschissimo, pasta fatta in casa e altre specialità tipiche che celebrano la ricca tradizione culinaria siciliana.

L’eclettica varietà di prodotti disponibili al mercato di Ballarò è sorprendente. Dalla frutta e verdura fresca, spesso coltivata localmente, ai prodotti artigianali unici, a oggetti di antiquariato e modernariato e ai souvenir caratteristici, il mercato è un paradiso per coloro che cercano autenticità e originalità. Ogni bancarella racconta una storia, e la possibilità di contrattare direttamente con i venditori aggiunge un ulteriore strato di coinvolgimento e interazione.

Ma Ballarò è molto più di un semplice mercato: è un palcoscenico per la cultura vivente di Palermo; qui, gli incontri tra etnie, status, locali e turisti sono continui permettendo di scoprire usanze, tradizioni e storie personali che arricchiscono l’esperienza del visitatore. Le conversazioni con i venditori e i residenti offrono uno spaccato autentico della vita quotidiana, lontano dai circuiti turistici tradizionali.

Il mercato di Ballarò è un luogo straordinario per gli appassionati di fotografia… l’atmosfera vibrante, i colori vivaci dei prodotti e delle bancarelle e i murales che adornano le pareti circostanti offrono infinite opportunità per scatti memorabili. Ogni angolo del mercato, con le sue scene vivaci e i suoi dettagli unici, è una tela perfetta per catturare l’essenza di Palermo e la sua vivacità.

In sintesi, il mercato di Ballarò non è solo una destinazione per acquistare beni e cibo; è una celebrazione della cultura e della storia di Palermo, un’esperienza immersiva che offre uno sguardo autentico sulla vita siciliana e un’opportunità imperdibile per tutti i sensi.

La Vucciria

E’ stato uno dei più noti, oggi ha abbandonato la sua identità commerciale ed è diventato un crocevia per giovani e turisti. Il Mercato della Vucciria di Palermo è un angolo vibrante di vita palermitana con una storia ricca di andettori, volti noti e arte. Fondato nel XII secolo,  nel corso dei secoli, la Vucciria è stata testimone di numerosi cambiamenti, che riflettono quelli più ampi della stessa Palermo. Durante il XIX e l’inizio del XX secolo, era rinomata per la sua atmosfera vibrante e per la varietà delle sue offerte, che la rendevano un luogo da visitare per chiunque cercasse un assaggio autentico della vita cittadina; da qui anche volti noti e artisti celebri l’hanno voluta immortalare come simbolo della città. Oggi, nonostante le sfide che ha dovuto affrontare, come i cambiamenti economici e la riqualificazione urbana, la Vucciria è riuscita a conservare il suo carattere e il suo fascino, adattandosi ai tempi moderni ed aprendosi sempre di più ai turisti.

Troverete trattorie tipiche, panche, sedie, sgabelli, cibo da strada e perchè no veri e proprie sessioni di ballo collettivo in questo epicentro della cultura locale.

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Il mercato del Capo

Siamo alle spalle del teatro Massimo, è lì che appena oltrepassata Porta Carini si apre un “mondo” palermitano al 100%. Il Mercato del Capo di Palermo è un gioiello storico e contemporaneo al tempo stesso situato nel cuore del capoluogo siciliano. Fondato nel X secolo durante la dominazione araba, questo vivace mercato è stato una pietra miliare della vita culinaria e culturale di Palermo per oltre un millennio. Inizialmente centro di scambio per commercianti e venditori locali, il Capo si è evoluto in un vivace mercato dove la tradizione incontra la modernità, offrendo uno sguardo affascinante sul ricco patrimonio della città e della Sicilia tutta.

Negli ultimi anni, il Mercato del Capo ha subito un notevole sviluppo, bilanciando la modernizzazione con il suo fascino storico. Gli sforzi per preservare il suo carattere tradizionale e migliorare le infrastrutture hanno dato nuova vita al mercato, attirando un numero crescente di visitatori. Nonostante questi cambiamenti, il Capo rimane un’amata fetta del passato di Palermo, dove l’essenza della cultura e della cucina siciliana continua a prosperare in mezzo al vivace trambusto della Palermo moderna.

Oggi il Mercato del Capo è una festa per i sensi; a volte è così pieno di persone che risulta complesso attraversarlo. Le strade strette e tortuose sono fiancheggiate da bancarelle colorate che traboccano di prodotti freschi, spezie aromatiche e deliziosi cibi di strada. Dai succulenti frutti di mare cucinati ad arte ai dolci appena sfornati, il mercato mette in mostra il variegato panorama gastronomico di Palermo: sono tantissime le occasioni e le modalità per apprezzarli, da ristoranti hipster a bancarelle improvvisate. Così come per il mercato di Ballarò, l’atmosfera vivace è esaltata dall’entusiasmo dei venditori e dai suoni ritmici della vita quotidiana del mercato, che lo rendono un luogo imperdibile sia per gli abitanti che per i turisti.

Un consiglio? Tra un succo di melograno e una sarda a beccafico, non lasciatevi sfuggire una delle nostre chiese preferite, l’Immacolata Concezione al Capo… un vero gioiello.

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Il mercato di Borgo Vecchio

Siamo sempre nel cuore di Palermo, stavolta dietro il Teatro Politeama… per viottoli e stradine entriamo in uno dei più tipici quartieri di Palermo. Il mercato del Borgo Vecchio è un splendente spaccato di vita palermitana che affascina i visitatori da secoli. Fondato originariamente nel XII secolo, questo vivace mercato si è trasformato da modesto punto di scambio in un animato centro di aggregazione ricco di sapori e di carattere locale al 100%. Nel corso degli anni, ha visto innumerevoli cambiamenti, riflettendo il ricco arazzo della storia e della cultura di Palermo.

Oggi Il Borgo Vecchio è una delizia sensoriale, dove l’aroma dei prodotti freschi e il vivace chiacchiericcio di passanti, residenti e turisti riempiono l’aria. Troverete di tutto, da bancarelle, a negozi, a ristoranti a la page fino a trattorie super storiche. Anche questo mercato meno battuto dai turisti offre un enorme assortimento di prodotti, da frutta e verdura colorata a spezie profumate a street food per tutti i gusti.

Più dei precedenti Borgo Vecchio è una vera e propria comunità, troverete spesso concerti, eventi e feste patronali nella piazza principale del mercato.

I mercati storici di Palermo sono veri e propri tesori della cultura siciliana in generale e specchio di quella palermitana. Ballarò, la Vucciria, il Capo e il Borgo Vecchio offrono un’esperienza unica, ricca di colori, profumi e tradizioni che raccontano la storia della città. Non possono mancare nei vostri programmi di viaggio, ogni mercato è un vivace angolo di autenticità dove puoi assaporare la vera essenza di Palermo.

Il dizionario siculo – italiano

È risaputo che i siciliani amino il loro dialetto e lo custodiscono gelosamente. È per questo motivo che nasce questa rubrica, che abbiamo deciso di chiamare Il dizionario siculo – italiano.

Dialetto o lingua?

In ambito accademico, l’idioma della Sicilia viene spesso indicato come ”dialetto siciliano”, essendo classificabile come ”dialetto romanzo primario”. Altri studiosi, fra cui l’UNESCO, ritengono che il siciliano sia lontano dall’italiano tipico, tanto da essere considerato una lingua a parte. Infatti, il siciliano non deriva dall’italiano, ma dal latino volgare e costituì la prima lingua letteraria italiana nella Scuola Siciliana, già a partire dalla prima metà del XIII secolo.

Le caratteristiche del dialetto siciliano

Esistono molteplici varianti del dialetto siciliano. Infatti, all’interno di questo vi sono racchiusi termini di diversissima origine, derivanti dalle numerose contaminazioni subite dall’isola: arabe, francesi, spagnole, greche, latine. Forte è anche la componente onomatopeica e quella legata alle tradizioni culturali e commerciali della Sicilia. Frequentemente, nell’immaginario comune e nel prototipo del siciliano offerto dai media, la nostra lingua è legata a personaggi negativi o ignoranti. In realtà, il nostro difficile dialetto, anche se parlato oggi da pochi, rappresenta la nostra identità culturale e costituisce perciò un patrimonio da preservare e custodire, che si differenzia con la sua unicità da tutti gli altri dialetti d’Italia.

La nostra rubrica

Dalla voglia di far conoscere la nostra bellissima lingua, nasce questa rubrica, una sorta di dizionario Siculo-italiano, sperando di suscitare ancora il vostro interesse e la vostra collaborazione.

Racina

racina

Oggi ci occuperemo di vari termini siciliani. Il primo è stato gentilmente segnalato da Elisa: “Racina“. La “Racina” è il frutto della vite, dal quale si fa il vino, ovvero l’ uva. Molti sono i modi di dire legati a questa parola, come ad esempio: “nn’avi tanta racina appisa!”, per dire di chi “ha già tante di quelle disgrazie!”, modo di dire chiaramente legato alla produzione vinicola, e particolarmente utilizzato nella Sicilia orientale. Da notare l’assonanza del termine siciliano “Racina” con la traduzione in inglese e in francese “Raisin”.

Vi proponiamo inoltre un video molto divertente in cui una nonna siciliana parla con la sua nipotina inglese, che sembra cavarsela piuttosto bene!

Amunì

Se vi trovate in Sicilia e state temporeggiando su qualcosa, vi potrebbe capitare di sentirvi dire: “Amunì!”. Non preoccupatevi, non è affatto un insulto! La parola “Amunì”, nota nelle varianti di “Ninni”, “Ninniamo” e “Amuninni”, significa semplicemente “Andiamo”, con accezione esortativa, tipica dei dialetti siciliani, ma è utilizzata in generale per convincere qualcuno a sbrigarsi o a compiere un’azione.

Curtigghiu

Uno dei passatempi preferiti del siciliano, soprattutto della donna, è il cosiddetto “Curtigghiu“. “La parola “curtigghiu” è usata ”macari pi innicari lu spittigulizzu, propiu pi la sò etimuluggìa, picchì lu curtili era lu locu unni si sparlava di cchiù.” (la parola curitgghiu è usata per indicare il pettegolezzo, proprio per la sua etimologia perchè il cortile era il luogo dove si sparlava maggiormente). Il curtigghiu è quindi il “gossip“, il pettegolezzo, un vero e proprio taglio e cucito di fatti, storie, persone e eventi che etimologicamente deriva dal “cortile”, il luogo dove le donne e gli uomini si riunivano per trascorrere le assolate ore pomeridiane chiaccherando e sparlottando, insomma, un sostituto delle moderne riviste e programmi televisivi.

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Conoscete altri termini da inserire all’interno del dizionario siculo – italiano? Scriveteci!

Capo d’Orlando, un piccolo angolo di paradiso

Se siete alla ricerca di un piccolo angolo di paradiso in cui trascorrere le vostre vacanze, Capo d’Orlando fa al caso vostro. In questo articolo, vi indichiamo alcuni luoghi simbolo di questa incantevole città.

La città

Splendido centro turistico, Capo d’Orlando si trova in provincia di Messina. Situata sulla costa Tirrenica, di fronte alle Isole Eolie, la città nasce originariamente come borgo di pescatori. Il centro della cittadina si sviluppa attorno alla via centrale, caratterizzata da bei negozi e dal lungomare, che scorre parallelo ad essa e che costeggia la bella spiaggia. Procedendo sul lungomare, una volta superato il capo, la strada offre ai passanti scorci caratteristici sulla spiaggia e sulle acque azzurro intenso del mare, punteggiate di scogli affioranti.

Il Santuario di Maria SS. di Capo d’Orlando

Sull’estremità del promontorio, in cima ad una scalinata, sorge, sui ruderi del castello d’Orlando, uno dei luoghi simbolo e di maggior interesse della città, il Santuario di Maria SS. di Capo d’Orlando, risalente al XVII secolo. La sua fondazione è legata ad una serie di eventi straordinari, attribuiti alla statua della Madonna lasciata, secondo la leggenda, da San Cono ai guardiani della torre del Capo. La statua venne portata, in un primo momento, a Naso, ma fu poi ricondotta nel Santuario. Una processione a cui vi parteciparono confraternite, ordini religiosi e una gran folla di circa 20.000 persone, provenienti da ogni parte dell’isola. Durante il 1500, il castello svolgeva varie funzioni, tra cui castello, chiesa, osteria, approdo. Inoltre, era punto di avvistamento e di allarme contro i corsari che solcavano i mari. All’interno, vi erano armi e cannoni. Nel 1613, subisce gravi danni a seguito di un violento terremoto. Oggi, luogo di culto della città e situato in un’ottima posizione, è meta di pellegrinaggi, soprattutto in occasione della festa della città, che si celebra il 22 ottobre.

Le spiagge di Capo d’Orlando

Le spiagge sono sicuramente uno dei punti cardine di questo luogo incantato. Il mare è cristallino, il sole e i paesaggi mediterranei sono invidiati da ogni paese. Le bellezze naturali, tra cui gli agrumeti che profumano di zagara, e il lido suggestivo ed attrezzato sono solo alcuni degli elementi che rendono Capo d’Orlando una vera e propria perla turistica della provincia di Messina e della Sicilia, tanto da attirare ogni anno migliaia di visitatori.

Se volete maggiori informazioni riguardanti la città, cliccate qui.

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La città di Capo d’Orlando è pronta per accogliervi a braccia aperte!

La tradizionale festa di Sant’Agata, patrona di Catania

Vi avevamo parlato di Santa Lucia, patrona di Siracusa. Oggi, invece, vi parleremo della tradizionale festa di Sant’Agata, patrona di Catania, dove si celebra una delle manifestazioni siciliane che gode di maggior afflusso.

Il martirio di Sant’Agata

Il nome della martire deriva dal greco e indica bontà d’animo e nobiltà di spirito. Visse tra il III e il IV secolo d.C.. Figlia di nobili catanesi, venne martirizzata durante le persecuzioni di Decio o Diocleziano. La donna dovette affrontare violenze terribili pur di non piegarsi e abiurare la sua fede pubblicamente; si dice che la prima notte di torture San Pietro le fece visita e ne guarì le ferite. Fu poi obbligata alla pena dei carboni ardenti e dopo il terzo giorno di torture, morì, il 5 febbraio dell’anno 251. Le reliquie della Santa si trovano in parte all’interno del prezioso busto in argento e in parte dentro un grande scrigno d’argento all’interno del Duomo di Catania.

Il velo di Sant’Agata

Di grande importanza religiosa e simbolica è anche il “Velo di Sant’Agata”: secondo la tradizione, quest’ultimo risale al momento in cui la santa camminò sui carboni ardenti e una donna la coprì con il proprio velo. È di colore rosso scuro e, nel corso dei secoli, venne più volte portato in processione come estremo rimedio per fermare la lava dell’Etna. Per questo motivo, si racconta che in origine il velo fosse bianco, ma che a contatto con il fuoco del vulcano catanese, cambiò colore in rosso. La Santa non fermò solo l’Etna, ma pose anche fine ad alcuni terremoti e persino alla peste.

La festa di Sant’Agata

Catania dedica alla sua Patrona una tra le maggiori feste cattoliche a livello mondiale per ampiezza di pubblico partecipante. Le date sono ben due, ma la più importante è la prima: la prima si svolge durante l’inverno, dal 3 al 5 febbraio (ricorrenza del martirio); la seconda d’estate, il 17 agosto (data di ritorno delle sue spoglie da Costantinopoli a Catania nel 1126). Dal 3 al 5 febbraio, le reliquie della Santa contenute nel fercolo d’argento, in dialetto “a vara” (ossia la bara), vengono portate in giro per la città, insieme a 11 candelore, che rappresentano le 11 corporazioni degli artigiani cittadini. La tradizione vuole che i devoti indossino abiti, guanti bianchi e una papalina nera in testa e il pubblico gridi “Cittadini, cittadini, semu tutti devoti tutti”, ossia “cittadini, cittadini, siamo tutti devoti”.

Se siete interessati, qui trovate ulteriori informazioni riguardanti la festa.

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La città attira milioni di persone, soprattutto grazie alla festa di Sant’Agata, patrona di Catania, e voi non potete mancare!

San Vito Lo Capo da scoprire

San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, è famosa per il suo mare, uno dei più rinomati paradisi cristallini del sud. La sua spiaggia è considerata tra le migliori d’Italia e sul suo territorio è compresa la parte più occidentale della riserva dello Zingaro.

Il mare di San Vito Lo Capo

Il mare limpido, il fondale che degrada dolcemente e l’assenza di correnti rendono questa zona adatta anche ai nuotatori non esperti e ai più piccoli. Chi, invece, preferisce gli scogli alla sabbia, per fare meravigliosi bagni e divertenti tuffi, ne ha a disposizione una vasta scelta. Il lungomare consente di passeggiare a pochi metri di distanza dalla battigia della spiaggia e dalla strada che porta al faro, alto 40 metri e attivo dal 1859. Una strada panoramica che attraversa l’altopiano e offre alla vista lo splendido paese e il suo golfo. Il porto di San Vito Lo Capo è uno dei più sicuri dell’intera Sicilia. E’ situato all’interno di un golfo chiuso, con due estese secche rocciose che s’infrangono sulle onde. Qui, molti popoli, tra cui romani, fenici, arabi, normanni, spagnoli, venivano a calare le ancore per sfuggire alle tempeste.

La Riserva Naturale dello Zingaro

Da San Vito Lo Capo, si può accedere ad uno degli angoli più magici della Sicilia, la Riserva Naturale dello Zingaro. Muraglioni di roccia calcarea s’innalzano al di sopra di una ricca e florida vegetazione, finendo poi per gettarsi a capofitto nel mare cristallino. Piccole calette sabbiose e grotte sommerse, ricche di pesci e piante marine, si rivelano all’occhio umano. La costa dello Zingaro è uno dei pochissimi tratti della Sicilia che non ha una strada litoranea. Per spostarsi e trasportare merce, si utilizzano i muli, unico mezzo di spostamento disponibile. Nel 1976, erano iniziati alcuni lavori per la costruzione della litoranea Scopello – San Vito Lo Capo, ma furono sospesi in seguito a manifestazioni del mondo ambientalista.

Il Cous Cous Fest

Molte sono le iniziative culturali che si organizzano a San Vito Lo Capo. Dal 1998, la città ospita il Cous Cous Fest, rassegna culturale ed enogastronomica di dieci giorni dedicata a uno dei piatti tipici del Mediterraneo. Oltre a spettacoli dal vivo, si svolge una gara di cous cous, in cui chef provenienti da ogni parte del mondo si impegnano a proporre il piatto cucinato secondo la propria tradizione gastronomica. Costa d’Avorio, Francia, Italia, Senegal, Marocco, Palestina, Tunisia sono solo alcuni dei paesi che nel corso degli anni hanno partecipato alla competizione.

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San Vito Lo Capo è un luogo naturalistico incontaminato da vedere almeno una volta nella vita!

Weekend alla scoperta dell’entroterra palermitano

Se avete voglia di perdervi tra le bellezze siciliane, questo è l’itinerario che fa per voi! Un weekend alla scoperta dell’entroterra palermitano, ricco di panorami inediti da esplorare.  

Non consideratelo un messaggio promozionale, si tratta solo di qualche consiglio da chi conosce bene questa piccola parte di mondo!

Partenza: Palermo

Partenza da Palermo ore… decidete voi, altrimenti finisce il relax, direzione Corleone (prendete la PA-AG, uscite a Marineo e proseguite sulla statale). La prima tappa, dopo circa 30 minuti di strada, è Ficuzza, dove si può ammirare la Real Casina di caccia, simile alla Reggia di Caserta, immersa nel bosco omonimo, d’alto valore naturalistico.

Ficuzza: Real Casina

Proseguite per Corleone, nota per aver dato i natali ai maggiori boss mafiosi, ma anche alle prime vittime che hanno combattuto per la legalità. Negli ultimi anni, sono stati organizzati diversi eventi per riscattare l’immagine del paese, dalla Festa della Pace (23 maggio) alla notte bianca. A livello artistico, la città è nota per le sue 100 chiese. Da vedere i due fortilizi reali: il castrum superius e il castrum inferius. Dal primo, detto anche torre saracena, è possibile ammirare la “Cascata delle due Rocche“, il salto effettuato dal torrente Corleone; sul secondo sorge l’eremo francescano.

La fame comincia a farsi sentire, così come il bisogno di posare i bagagli.

Bene! Proseguite per Campofiorito, sulla strada troverete l’Agriturismo Giardinello, dove poter gustare piatti tipici locali.

Corleone: castrum inferius

Il viaggio continua a Bisacquino. Prima di entrare nel paese, visitate il Santuario della Madonna del Balzo: sorge su un dirupo del Monte Triona, accessibile tramite una strada rotabile o un’antica strada acciottolata. Da percorrere rigorosamente a piedi e in preghiera, inizia con due grandi obelischi detti “i pileri”.

Entrati nel paese, il senso di marcia obbligato vi porterà alla piazza dove trovate la Chiesa Madre, con vicino il Museo dell’Orologio. Non preoccupatevi se verrete osservati: siete “strani” ovvero forestieri e destate curiosità.

Potete cenare al “Paiolo”, ristorante che si trova nel centro della “movida” bisacquinese.

Bisacquino: corso Umberto

Troverete pub e locali aperti fino a tarda notte, soprattutto il sabato. Non resta che augurarvi buon divertimento e buonanotte!

Un nuovo giorno comincia. Dirigetevi a S.Maria del Bosco, abbazia immersa nel bosco di Calatamauro, un posto veramente suggestivo.

Recatevi al castello di Giuliana, tornate a Chiusa Sclafani per visitare il Collegio e la Chiesa del Carmine. Potete soddisfare il vostro appetito con l’esclusivo sfincione “rancia e ciura”.

Giuliana: castello

Ci sono altre due località che vale la pena visitare: Palazzo Adriano e Prizzi.

Palazzo Adriano ha un cuore antico perfettamente conservato: pietra vive delle facciate, vicoli sassosi e una piazza da Oscar, dove convivono le due anime del paese.

Nella piazza, divenuta celebre nel film “Nuovo cinema paradiso” di Tornatore, si fronteggiano due chiese: la Chiesa di Maria SS. Assunta, utilizzata per il rito greco dagli eredi dei coloni albanesi stabilitesi nel borgo nel ‘400; la Chiesa di Maria SS. Del Lume, che costituisce il centro del rito latino.

Palazzo Adriano: piazza

Paesaggi incantevoli, di rilievo paleontologico e geologico vi aspettano alla Riserva Naturale Valle del Sosio, dove troverete la pietra di Salomone, risalente a 260 milioni di anni fa e la Pietra dei Saraceni.

Visitate il castello di Prizzi, dai cui è possibile ammirare un panorama mozzafiato sulla Valle del Sosio. Il centro è arricchito da murales realizzati da tre artisti siciliani. Prima di ripartire, assaggiate i funghi della borgata Filaga.

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Fateci sapere se vi è piaciuto questo weekend alla scoperta dell’entroterra palermitano! Buon viaggio!

Monreale: gioiello architettonico unico al mondo

Monreale è un comune in provincia di Palermo, in Sicilia, ed è conosciuto nel mondo principalmente per il suo splendido duomo moresco-bizantino del XII secolo. Un gioiello architettonico capace di lasciare a bocca aperta turisti di ogni parte del mondo!

Questa chiesa è infatti monumento nazionale di Italia e una delle principali attrazioni turistiche della Sicilia. Addirittura nel 2015 il sito Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

Lo stile di questo monumento è composito, poiché si uniscono gusti differenti che rimandano all’architettura dell’Europa del nord e all’arte araba. Le due torri sono massicce e solenni e fiancheggiano il portico d’ingresso, costruito nel XVIII secolo. Tuttavia, non conservano la loro forma originale poichè, in seguito ad un fulmine, una è rimasta mutilata. Il prospetto principale, seguendo una tipologia francese, è racchiuso da torri angolari di cui si conservano quella meridionale, mentre il portico è d’epoca rinascimentale.

L’interno è illuminato da magnifici mosaici rilucenti d’oro che creano l’illusione di trovarsi in un luogo paradisiaco. Questi narrano l’intera storia del Cristianesimo nei momenti dell’attesa di Cristo, della sua vicenda terrena e di ciò che è avvenuto dopo la sua morte e resurrezione. Sebbene rimandino alla cultura bizantina, questi mosaici, soprattutto quelli recenti, risentono del linguaggio romanico di quelli di San Marco, a Venezia.

Il chiostro della cattedrale è un vero capolavoro dell’arte della scultura e dell’intarsio di pietre dure. Le 228 colonnine gemine, ognuna delle quali presenta decori differenti, sono sormontate da elaboratissimi capitelli che sostengono archi d’ispirazione araba. Nell’angolo meridionale, il recinto quadrato con la fontana ad alto stelo evoca la forma del tronco di una palma. Un chiaro rimando alle magiche atmosfere delle dimore orientali.

Qui il link per le info sugli orari di apertura del Duomo di Monreale. Se volete invece fare una passeggiata in città e partecipare ad eventi e feste, vi consigliamo di visitare il sito di questa bellissima città siciliana.

Un evento da non perdere per immergervi nella tradizione e nella cultura siciliana è sicuramente la grande festa dedicata al SS. Crocifisso, patrono di Monreale: durante questi giorni (indicativamente a maggio di ogni anno), la piazza e le strade del paese si riempiono di persone. Molte si recano in chiesa per assistere alla novena che si celebra nei giorni antecedenti alla processione.

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Se volete ammirare le bellezze di Monreale, non vi resta che fare le valigie e partire… che aspettate?

Erice: tesoro medievale siciliano affacciato sul mare

Da una splendida posizione che sovrasta il panorama di Trapani….silenziosa, calma, tranquilla… proprio sulla sommità del Monte San Giuliano, si staglia Erice.

Un itinerario alla scoperta di Erice

Passate le sue mura di cinta (risalenti a ben il VII secolo avanti Cristo), attraversando le strette viuzze su cui si affacciano pittoreschi cortili fioriti, si ha la sensazione di essere catapultati in un’altra epoca….così perdendosi si avrà modo di visitare alcuni tra i suoi più bei tesori:

  • il Castello Normanno
  • il Duomo o Matrice
  • il Quartiere Spagnolo

Festival medievali tra le antiche chiese

Erice accoglie più di sessanta chiese, tra cui quelle di San Martino, San Cataldo, San Giuliano, San Giovanni Battista. Ogni estate, riecheggiano le musiche medievali recuperate alla memoria da artisti di fama internazionale proposte durante la Settimana di Musica Medievale e Rinascimentale.

All’origine di Erice

Il nome di Erice deriva da Erix, un personaggio mitologico, figlio di Afrodite e di Bute, ucciso da Eracle. la città ha origini antichissime: secondo Tucidide, fu fondata dai Troiani, che fuggendo nel Mar Mediterraneo avrebbero trovato il posto ideale per insediarvisi; sempre secondo la leggenda, i Troiani avrebbero poi dato vita al popolo degli Elimi. Ma Erice fu un luogo di importanza strategica e religiosa anche per Romani, Cartaginesi, Greci e Normanni. Dal 1963 è sede del Centro di cultura scientifica Ettore Majorana, dedicato agli studi scientifici. Oggi, nel centro cittadino, posto sulla vetta dell’omonimo Monte Erice, risiedono poco più di 1000 abitanti, mentre la maggior parte della popolazione risiede a valle, nell’abitato di Casa Santa, proseguo della città di Trapani.

Se vi trovate in questa splendida città siciliana durante le vacanze pasquali, non potete mancare alla Processione dei Misteri di Erice, manifestazione religiosa che si celebra il Venerdì Santo. I confrati della Congregazione del Purgatorio aprono il corteo, indossando una tunica bianca ricamata di rosso. i Misteri sono portati in spalla e vengono allineati dinanzi la chiesa di San Giuliano, luogo di partenza. I confrati, pertanto, sono pronti per percorrere le suggestive strade cittadine, per far poi ritorno alle prime luci della sera.

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Come avete letto, Erice conserva intatto il fascino di antico bordo medievale animato da botteghe di artigianato tipico: le ceramiche finemente decorate, i tappeti variopinti tessuti a mano, i tradizionali dolci come la Genovese alla crema, dolce di pastafrolla con zucchero a velo sulla parte superiore e “Mustaccioli“, antichi biscotti fatti nei conventi di clausura. Non avete ancora fatto le valigie? Questo splendido tesoro medievale affacciato sul mare vi sta aspettando!